Alessandra Calò. Intervista

Per cominciare, ci racconti come e quando è iniziato il tuo percorso artistico?
Di preciso non saprei. Sono sempre stata attratta, sin da piccola, da vari linguaggi espressivi. Del mondo dell’arte ho approfondito, in autonomia, la conoscenza fuori dalle Accademie, fino a restarne coinvolta in prima persona.

In che modo e da che cosa trovi ispirazione per realizzare le tue opere?
Le persone che mi circondano e la natura sono i fattori essenziali che rendono il mio stato d’animo “percettivo” e produttivo. Credo che le emozioni, se vissute in maniera intensa, possano essere fonte di ispirazione inesauribile.

Quali sono i generi e i modi espressivi che prediligi?
Mi piace sperimentare i nuovi linguaggi legati alla fotografia. Uso materiali d’archivio, che rielaboro cercando di creare connessioni tra passato e presente. Attualmente quello che mi interessa di più è rendere la fotografia “tridimensionale”, grazie a supporti che trasformano le opere in vere e proprie installazioni.

Qual è il messaggio che vuoi trasmettere al pubblico tramite le tue opere?
Nulla di diretto, di esplicito o suggerito. Preferisco che siano gli altri a darsi delle risposte. Mi piace pensare che il significato originario dell’opera possa mutare quando il pubblico ne diventa fruitore.

Come ti poni nei confronti dell’arte del passato e ci sono artisti che hanno ispirato la tua produzione artistica?
Il passato e il presente si fondono all’interno delle mie ricerche e l’uno è, costantemente, la conseguenza dell’altro. Le antiche tecniche di stampa fotografica sono il punto di partenza dei miei lavori, mentre tra gli artisti Christian Boltanski è un riferimento fondamentale per i miei progetti sulla memoria storica.

Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea del nostro Paese e in che modo ritieni che un artista possa emergere?
L’arte contemporanea italiana attraversa una fase critica, non c’è dubbio. Mancano organi pubblici che ne gestiscano e supportino la diffusione, cosa che, invece, esiste negli altri Paesi. Manca il collezionismo pubblico, mentre il privato tende a investire su artisti storicizzati. Spesso gli artisti emergenti hanno più difficoltà a farsi conoscere in Italia che all’estero, con il risultato che l’arte italiana contemporanea fa fatica ad emergere. Si sente sempre più la mancanza di spazi culturali in grado di fare rete tra pubblico e privato e di stimolare la sensibilità per il contemporaneo.

A cosa stai lavorando ora e quali sono i tuoi progetti futuri?
Di ritorno da una residenza d’artista presso l’Istituto Italiano di cultura di Madrid, sto iniziando a raccogliere idee e suggestioni per un progetto di installazione che verrà esposto nella capitale spagnola l’anno prossimo. Nel frattempo, alterno la professione di fotografa free lance alla promozione dei miei progetti più consolidati – Secret Garden, Fotoscopia – e mi preparo per una mostra a Roma e una a palazzo Principe di Genova.

http://alessandracalo.it/

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