Fosco Grisendi. Intervista

Per cominciare, ci racconti come e quando è iniziato il tuo percorso artistico?
Sono un autodidatta. Nel 2004 mi fu regalata una tela con pennelli e colori ad olio. Iniziai così a misurarmi con quegli strumenti dai quali non sono più riuscito a separarmi.

In che modo e da che cosa trovi ispirazione per realizzare le tue opere?
Traggo ispirazione dalla quotidianità, ciò che mi colpisce maggiormente sono gli aspetti meno comprensibili della società. Cerco di analizzare gli accadimenti incoerenti del mondo attuale limitando i soggetti essenzialmente a figure umane, oggetti e paesaggi, grosso modo in quest’ordine d’importanza.

Quali sono i generi e i modi espressivi che prediligi?
Sono attratto dai cliché che diventano materiale da rappresentare e riconfigurare, cerco di avvicinarmi ad immagini sempre più grafiche, riconducibili al mondo dell’illustrazione, ai libretti d’istruzione del bricolage, a quel tipo di arte che si tende a collegare all’universo pop.

Qual è il messaggio che vuoi trasmettere al pubblico tramite le tue opere?
Vorrei che il fruitore di una mia opera percepisse che i cliché rappresentati sono solo lo strumento visivo per arrivare ai veri soggetti dei miei quadri. È la ricerca di un modo efficace per rappresentare gli istinti più immediati rivelandoli sempre come emozioni altamente codificate dal punto di vista sociale, controllate.

Come ti poni nei confronti dell’arte del passato e ci sono artisti che hanno ispirato la tua produzione artistica?
I grandi artisti del passato sono per me oggetto di studio costante anche con visite nei musei che ospitano le loro mostre. I Maestri che mi hanno ispirato sono molti, cito solo i principali per i quali nutro una passione particolare: Renato Mambor, Sergio Lombardo, Tano Festa, Franco Angeli, Michael Craig Martin, Patrick Caulfield e Josef Albers.

Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea del nostro Paese e in che modo ritieni che un artista possa emergere?
Se per sistema s’intende un insieme di componenti istituzionali, imprenditoriali e culturali che dovrebbero concorrere allo sviluppo artistico, trovo che nel nostro Paese non sia presente un vero e proprio sistema dell’arte contemporanea. In queste condizioni per un artista emergere è decisamente complicato, esistono, tuttavia, alcune realtà isolate in tutti e tre i settori – istituzionale, imprenditoriale e culturale – che fanno un grande lavoro per cercare di mantenere viva la scena artistica italiana. La difficoltà per un artista è venire a conoscenza di queste realtà imparando a riconoscerle tra le tante che, invece, operano in maniera tutt’altro che professionale.

A cosa stai lavorando ora e quali sono i tuoi progetti futuri?
Attualmente sto lavorando ad un ciclo di dipinti a tema sportivo nei quali sto cercando di rendere ancora più accesi i contrasti di colore consentendo un’azione maggiormente efficace al lavoro. Sto esponendo un’installazione allo Spazio Gerra di Reggio Emilia nell’ambito della mostra “Officine Reggiane. Archivio Storico. Capitolo 2”. Per il futuro ho in programma una personale in centro a Parma per la metà di gennaio con una selezione di dipinti, carte e disegni facenti parte dei tre cicli di opere che ho realizzato negli ultimi anni.

 

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