Matteo Suffritti. Intervista

Per cominciare, ci racconti come e quando è iniziato il tuo percorso artistico?
Probabilmente è nato con la mia tata, quando mi insegnava ad incollare le foglie secche ricreando il chiaroscuro delle figure umane. Oppure quando mio padre mi ha portato con sé a dipingere ad olio quando ero solo un bambino. Oppure ancora alle superiori, quando comparve un’immagine su carta fotografica nella bacinella dello sviluppo. Difficile definire l’inizio ed il metodo di un percorso artistico.

In che modo e da che cosa trovi ispirazione per realizzare le tue opere?
Mi ispiro all’epoca in cui viviamo, che trovo piuttosto bizzarra: tecnologicamente avanzata quanto moralmente arretrata. Rispetto al secolo scorso assistiamo ad un’assenza di valori e ad un’apatia diffusa, inermi di fronte ad un capitalismo violento. Direi, quindi, che c’è del buon materiale per realizzare delle opere…

Quali sono i generi e i modi espressivi che prediligi?
Spesso il mio lavoro si sviluppa attorno ad un’immagine fotografica. Da essa il progetto può prendere varie forme, anche tridimensionali, oppure essere supportato da altri elementi, come la luce, i materiali solidi o i liquidi.

Qual è il messaggio che vuoi trasmettere al pubblico tramite le tue opere?
Spero sempre di toccare l’emotività di una persona per coinvolgerla nel processo creativo ed introdurla nella mia ricerca. Affronto, senza dubbio, aspetti intimi ed introspettivi, ma anche tematiche sociali ed ambientali.

Come ti poni nei confronti dell’arte del passato e ci sono artisti che hanno ispirato la tua produzione artistica?
Conoscere e studiare le principali correnti del passato è senz’altro importante. Per questo il sistema scolastico ricopre sicuramente un ruolo basilare. Superato il periodo di apprendimento è normale che ci si faccia influenzare da artisti moderni o contemporanei e che si rielabori il presente. Mi stimolano mostre o artisti che, difficilmente, si trovano in Italia. Come nel 2014, quando mi ritrovai alla Kunsthalle di Monaco per una retrospettiva di Otto Dix e rimasi senza parole.

Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea del nostro Paese e in che modo ritieni che un artista possa emergere?
Penso che si avvicini molto al sistema politico attuale: ermetico, statico, viziato e, soprattutto, lontano da una partecipazione più ampia di pubblico.

Come può emergere un artista? A me piace pensare che possa farlo con il lavoro ed il confronto, ma sono in molti a sostenere che siano più importanti le relazioni strette con i curatori ed i galleristi. Forse serve un po’ di tutto questo.

A cosa stai lavorando ora e quali sono i tuoi progetti futuri?
Sto sviluppando la serie di un progetto realizzato in occasione di Studi Festival, a Milano. Per il futuro tante idee ed un’attenzione particolare a mia figlia di cinque mesi.

http://www.matteosuffritti.it/

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