Raffaella La Vena. Intervista

Per cominciare, ci racconti come e quando è iniziato il tuo percorso artistico?
Il mio percorso artistico è nato molto presto. Mi ricordo che quando ero bambina fuggivo dal chiasso familiare alla ricerca di luoghi appartati per sperimentare il colore sui fogli. Tutto ciò mi ha portato, naturalmente, ad intraprendere studi artistici, ricercando in modo specifico gli studi sull’uso del colore.

In che modo e da che cosa trovi ispirazione per realizzare le tue opere?
Il mio apprendimento, più che passare attraverso l’Accademia, si concretizzò nella frequentazione di gallerie e nell’osservazione di molte opere. Firenze, Roma, Milano, le città in cui vissi, furono la mia palestra d’apprendimento.

Ancora oggi trovo ispirazione dal vagare solitaria per la città, osservando le piccole sfumature delle cose, dal divenire dei colori o, ancora, dal visitare esposizioni e musei.

Quali sono i generi e i modi espressivi che prediligi?
Durante la fine degli anni ’80 ho visto e mi sono nutrita di molti linguaggi. Avevo una forte propensione per la pittura neo-espressionista per quanto riguarda le tematiche ed il forte segno, ma guardavo anche con molto interesse le precedenti sperimentazioni concettuali. Tutti questi linguaggi si fondevano in me in una ricerca che vedeva l’essere umano protagonista dei miei interessi.

Qual è il messaggio che vuoi trasmettere al pubblico tramite le tue opere?
Tutti i segnali visivi che riceviamo passano prima attraverso una zona della corteccia celebrale chiamata V1, in cui sono attive le cellule ed i coni sensibili alla lunghezza d’onda. Le cellule della zona chiamata V4 sono, invece, preposte al colore. Le aree V4 ricevono gli impulsi dalla V1 ed ecco che, tramite una complessa serie di passaggi sinaptici calcolati in millisecondi, questi impulsi vengono ulteriormente elaborati con il risultato finale di costruire la sensazione del colore.
Nei miei lavori intendo analizzare il rapporto umano con la percezione emotiva a livello sensoriale e celebrale. Sono grandi tele annegate nel colore aventi natura frammentaria. Ricerco l’armonia. Nelle lastre l’armonia arriva tramite riflessi, velature e luce. Cerco d’includere anche lo spettatore, cerco di farlo diventare attore di una rappresentazione che lo impegni nel decifrare minime variazioni sensoriali, facendolo precipitare in tempi e spazi qualitativi di meditazione e scoperta.

Come ti poni nei confronti dell’arte del passato e ci sono artisti che hanno ispirato la tua produzione artistica?
L’arte del passato è alla base del mio percorso, durante la mia formazione molti artisti hanno ispirato la mia crescita: Karel Appel, ad esempio, ma anche Paul Cézanne, per non parlare di Mark Rothko, per cui nutro un profondo amore.

Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea del nostro Paese e in che modo ritieni che un artista possa emergere?
Osservo l’arte contemporanea del nostro paese con curiosità e profondo interesse, ma ciò che particolarmente seguo e ammiro è la Video Arte di Bill Viola, le ricerche artistiche di Olafur Eliasson, le video installazioni di Pipilotti Rist.

A cosa stai lavorando ora e quali sono i tuoi progetti futuri?
Nel mio futuro ci sono molti progetti, tra cui un’esposizione di alcune mie Incisioni Calcografiche presso il Museo della Stampa di Soncino. L’attività incisoria è una delle mie grandi passioni e affianca, in parallelo, la mia attività pittorica e mi permette di affrontare tematiche a me care in chiave più figurativa. 
Ultimamente la mia ricerca focalizza l’attenzione sulla creazione di storie, quasi piccole fiabe che provo ad illustrare.
“I soggetti delle mie incisioni sono alberi, radici, foglie, fiori e animali.
Le Fiabe sono ispirate dalla natura e dall’incontro con animali.
Gli animali sono un pretesto per parlare degli uomini.
Gli Uccelli sono simili al respiro del mondo, si librano nell’aria, vagano nelle correnti, si lasciano trasportare, sono un contatto tra il cielo e la terra. Leggeri, mi fanno tenerezza, mi suscitano un senso di protezione, lo stesso spirito di protezione dei rami degli alberi, un abbraccio materno teso verso il cielo e verso la terra. Alberi le cui radici sono simbolo della nostra psiche che si radica e si fa coscienza, radici nella terra, rami nel cielo, come fondamento, origine, vita, capaci di sopravvivere anche in situazioni avverse. In una fiaba l’albero vive tra il cielo ed il mare. Radici ricercate, raccolte, scelte. Aggrovigliate, filiformi, impronte di natura, vagano in bilico tra la rigenerazione e le forme caotiche improduttive, sterili. Il Gatto ha la capacità di arrivare, di cercarti, porta con sé mondi nascosti furtivi, sognati, nella sua natura tutto prende nuova forma, arriva e scompare come la nebbia. Il Pesce dà forma al fluido, guizza, ha un grande occhio, si nasconde dall’intruso, è timido, riservato vaga nell’azzurro
“.

http://www.raffaellalavena.com/

 

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