Matteo Suffritti. In quel preciso momento

NIZZA MONFERRATO (AT) | SUG@R(T)_HOUSE | 22 OTTOBRE – 11 NOVEMBRE 2018

Matteo Suffritti (1978) presenta a partire dal 21 ottobre, a Nizza Monferrato (AT) nelle sale della sug@R(T)_house  – Museo dello Zucchero e Centro di documentazione aziendale della Figli di Pinin Pero S.p.A. e “luogo” dove si sviluppa il sug@R(T)_project – la personale frutto del premio omonimo vinto dall’artista milanese, nell’ambito di Arteam Cup 2017, con l’opera Capsule Tower (2017).
In occasione dell’evento, sarà inoltre presentata una cartella di bustine di zucchero in edizione limitata, ideata dall’artista e ospitante il testo della curatrice Anna Lisa Ghirardi.

Matteo Suffritti, Capsule Tower

Scrive Anna Lisa Ghirardi nel testo In quel preciso momento:

«[… ] La durata è l’incessante progredire del passato che intacca l’avvenire e che, progredendo, si accresce. E poiché si accresce continuamente, il passato si conserva indefinitamente […]».
(H. Bergson, L’evoluzione creatrice)

Henry Bergson osservava che arrotolando un filo di lana su se stesso il gomitolo cresce e il filo preesistente resta racchiuso da quello che si aggiunge; il gomitolo invero esiste solo nella sua interezza. Anche la valanga nasce quando si stacca della neve e comincia a rotolare accumulando sempre più neve, senza che quella presente in origine venga perduta. Il filosofo paragona la memoria, la coscienza e il tempo autentico al gomitolo e alla valanga, poiché nel tempo reale, cioè quello della coscienza, non vi è nulla che si perda mai veramente. La mente conserva pertanto tutte le esperienze, sebbene per rammentarle serve che essa faccia affiorare ciò che sembra obliato.
Nell’opera di Matteo Suffritti, lampi visivi ci riportano in un viaggio a ritroso che cerca tra i fili della memoria tangibili ricordi, percorrendo lo spazio attraverso flashback che dipanano la matassa, nell’illusione di essere in quell’esatto istante. I luoghi si spogliano e si rivestono di dettagli, quasi potessero assumere la forma del tempo che fu, far rivivere le medesime sensazioni, risentire i profumi, le voci, in una proiezione che sembra palpabile. Quel preciso momento è un frame di emozione, accompagnato dal cambiamento del ritmo cardiaco, dal mutamento della percezione dello spazio, del contesto, dei ruoli. Non esiste formula scientifica perché un attimo riaffiori, non esiste ripetizione matematica dell’agente scatenante, della chiave di accesso che porti à rebour, ma è necessaria un’alchimia fugace che evoca il tempo passato nel presente in una percezione esperienziale che fonde lo ieri con l’oggi.

Matteo Suffritti, Reminescenze #1

In tal senso assume un preciso significato la rielaborazione grafica delle fotografie nel ciclo Reminiscenze, in cui l’immagine appare nella sua nitidezza o nella sua evanescenza, come giunge alla nostra mente. La fotografia di Suffritti tenta di congelare il tempo fluido in uno spazio, ci riporta ad una visione fugace di uno preciso luogo, significativo o apparentemente secondario: un paesaggio familiare, un ambiente domestico, una stanza, un oggetto, un volto, una presenza… è il tempo reale della coscienza. In alcuni suoi lavori, come Circostanze e Capsule Tower, piccoli box contengono immagini di momenti che l’autore vorrebbe immortalare, rendendoli eterni nella fusione di tempo e spazio. L’idea della scatola-contenitore ritorna nella sua opera con l’intenzione di suggellare un evento, non tanto straordinario, quanto quotidiano, in apparenza addirittura secondario, al punto da scorrere facilmente rischiando di scomparire sotto la polvere. Eppure è proprio questo che, sovente, ci procura malinconia. Il vetro, o una superficie trasparente, è nelle sue opere spesso il filtro entro il quale possiamo vedere, una sorta di finestra-oblò che ci mostra lo spazio della coscienza. In Reminiscenze una manovella scorre il tempo a ritroso, come una cinepresa che va al contrario.
I motivi della sua ricerca si orientano nell’ambito intimo, esistenziale e in quello sociale, collettivo. Il paesaggio non va confuso con un elemento secondario, uno sfondo, in quanto è specchio dell’iter antropologico, dell’agire umano, ma è anche essere, emblema di permanenza evolutiva. A tale specifica tematica è dedicato l’intero ciclo Frammentazione ambientale.
L’opera Odisseo simboleggia l’essere umano nel suo peregrinare, le sue braccia, alzate in un gesto di richiesta di aiuto, sono immerse nell’acqua, spazio infinito di ricerca, in tensione tra naufragio e salvezza. Ulisse è l’antico eroe greco, Ulisse è l’uomo l’attuale. Nel tempo della coscienza passato e presente appartengono alla medesima matassa.

Matteo Suffritti, Odisseo

Matteo Suffritti. In quel preciso momento
a cura di Anna Lisa Ghirardi

22 ottobre – 11 novembre 2018 
Inaugurazione domenica 21 ottobre ore 17,00

sug@R(T)_house | Museo dello Zucchero
C.so Acqui 254, Nizza Monferrato (AT)
Visitabile su prenotazione allo 0141.720023

Info: www.sugarhouse.it
www.arteam.eu

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