Gianluca Sità. Intervista

Per cominciare, ci racconti come e quando è iniziato il tuo percorso artistico?
Credo sia cominciato con me, nel senso che non saprei dire da quando. Mia madre mi raccontava che da piccolo, per farmi mangiare, mi dava un foglio e un colore per potermi “gestire”.

In che modo e da che cosa trovi ispirazione per realizzare le tue opere?
Non credo ci sia un modo, almeno non per me, le cose accadono, a volte capita che i lavori “ vengano a trovarti nel sonno”. Di solito m’ispira molto il Mito nel suo senso più ampio.

Quali sono i generi e i modi espressivi che prediligi?
Il modo direi la pittura, senza sconti o “trucchi”, solo con colori e pennelli. Il genere sicuramente figurativo.

Qual è il messaggio che vuoi trasmettere al pubblico tramite le tue opere?
Nessuno. Credo sia pretenzioso – almeno per me – pensare di poter trasmettere proprio quel messaggio alla gente. Un quadro o, comunque, un’opera d’arte deve accendere un’emozione, qualsiasi essa sia, positiva o negativa, deve suscitare qualcosa e se questo accade vuol dire che chi l’ha creata è riuscito a dare un’anima al pezzo e, dunque, ad arrivare al fruitore. Alla fine, quando esponi un quadro non è più tuo, ma di chi lo osserva e gli dà la sua interpretazione, che non deve coincidere per forza con quella di chi ha creato il pezzo.

Come ti poni nei confronti dell’arte del passato e ci sono artisti che hanno ispirato la tua produzione artistica?
Sono convinto che la Storia sia circolare, nel senso che tutto è collegato e spesso si ripresenta, magari in modi diversi, ma si ripropone. Nel caso della Storia dell’Arte, impossibile per me fare a meno di ciò che è stato, anzi cerco di portare con me il passato e spesso è evidente. Molti maestri mi hanno ispirato, da Böcklin a Friedrich, da Segantini a Magritte e molti altri ancora.

Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea del nostro Paese e in che modo ritieni che un artista possa emergere?
Riguardo all’arte contemporanea, il nostro è, forse, per assurdo ancora un Paese chiuso, fermo, a volte addirittura ostile a dei generi che tanto gli hanno dato – mi riferisco alla pittura figurativa verso la quale vige, tuttora, una sorta di “scomunica”, non si capisce poi bene perché. Per quanto concerne l’emergere di un artista, oltre l’ovvia qualità di ciò che propone, molto è anche dovuto al circuito in cui gravita, chi ha scritto per lui, le conoscenze giuste che generano visibilità, poi ci sono – per fortuna – anche iniziative come le vostre…

A cosa stai lavorando ora e quali sono i tuoi progetti futuri?
Ora sto lavorando a dei pezzi per una prossima personale al MaM di Cosenza, pezzi che avranno come tematica principale il Sacro nel suo senso più ampio. La mostra, infatti, dovrebbe avere come titolo “Divine Oscillazioni”; segue di qualche mese “Le forme del Silenzio”, mostra che si è conclusa in luglio al Museo della Città e del Territorio di Narni.
A breve sarò presente in due collettive: una sarà inaugurata il 19/09 a Spoleto, presso la Sala espositiva di via Visiale; l’altra, invece, a Milano, data e location ancora da definire, sarà il finissage di una collettiva inaugurata mesi fa presso l’Istituto di Cultura Italiana di Osaka.

 

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