Lara Monica Costa. Intervista

Per cominciare, ci racconti come e quando è iniziato il tuo percorso artistico?
Le immagini mi attraggono da quando ero bambina. Probabilmente questo è dovuto anche al fatto che in casa ne ho viste molte fin dalla tenera età; hanno costituito per me una sorta di imprinting visivo. Poi, il percorso artistico vero e proprio, ha preso forma durante i miei anni di studio presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. La mia formazione è intimamente legata a questo “luogo che galleggia”, infatti nei miei lavori sono rappresentati perlopiù corpi femminili concepiti come involucri in cui si cela l’esoterismo dell’anima. E il femminile è in stretta connessione con l’acqua.

In che modo e da che cosa trovi ispirazione per realizzare le tue opere?
La mia ricerca artistica tratta composizioni di figure umane, attraverso le quali cerco di creare un’atmosfera di analisi rispetto a vari temi, sia semiotici che simbolici. Fulcro di interesse è l’analisi dell’archetipo del femminile. Il mio lavoro, oltre ad avere una componente introspettiva, è frutto di una rielaborazione che scaturisce da ciò che “assorbo” quotidianamente dall’ambiente che mi circonda. Colori, immagini, suoni, le relazioni che intrecciamo sono il nutrimento di ciò che siamo e facciamo. L’individuo è in costante relazione con il Collettivo, è parte di un Tutto. Perciò, oltre al contesto sociale in cui vivo, è di fondamentale importanza il rapporto che ho avuto e che ho, tuttora, con gli artisti più disparati. Il confronto con loro serve alla mia crescita artistica. È un arricchimento reciproco. L’espressione e la tecnica vanno coltivati con l’osservazione e la conoscenza di sé e dell’altro. Per questo, la contaminazione tra artisti è vitale, serve ad approfondire il proprio linguaggio, che una volta elaborato, diventa unico. L’arte è espressione, e l’espressione ci accomuna. L’individuo è ricetrasmittente di idee concetti ed emozioni.

Quali sono i generi e i modi espressivi che prediligi?
Nell’incisione calcografica e, quindi, nella stampa d’arte, trovo un ottimo mezzo d’espressione, in quanto è un’antica tradizione che si esprime attraverso l’esoterismo del segno inciso grazie al dualismo assoluto del bianco e del nero. Per me è fondamentale l’espressività del segno e queste tecniche ne permettono un’intima esaltazione. Rappresentano un esercizio dell’anima che amo e che spero di poter rendere fruibile al maggior pubblico possibile.

Qual è il messaggio che vuoi trasmettere al pubblico tramite le tue opere?
Che l’individuo è parte di un Tutto. L’importanza, quindi, della conoscenza di Sé, attraverso l’altro.

Come ti poni nei confronti dell’arte del passato e ci sono artisti che hanno ispirato la tua produzione artistica?
Tra i più contemporanei Emilio Vedova e Frida Kahlo. Il primo per la forza nell’espressività gestuale; la seconda per lo studio introspettivo di sé in rapporto alla rappresentazione della simbologia del femminile. Andando, invece, in epoche più remote mi ha sempre affascinato l’ermetismo presente nelle incisioni di Albrecht Dürer, la poesia raffigurata nelle incisioni di Rembrandt, i disegni di Leonardo da Vinci, del Tintoretto. Mi sento di affermare che ogni rappresentazione artistica, dalle prime risalenti al periodo paleolitico ad oggi, costituisce un bagaglio culturale visivo espressivo e ideologico di vitale importanza per lo sviluppo di una propria ricerca artistica.

Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea del nostro Paese e in che modo ritieni che un artista possa emergere?
Le occasioni in cui trovo maggior riscontro sono concorsi italiani o europei riguardanti, nel mio caso specifico, l’incisione. Ma in Italia, per quel che ho potuto sperimentare finora, purtroppo è difficile “vivere” del proprio lavoro artistico; non esistono molte opportunità con reali possibilità di guadagno economico. E in ogni caso sono precarie. Tuttavia, “l’opera” acquisisce valore nel tempo, di conseguenza pure l’artista. Di conseguenza credo ci voglia del tempo prima di affermarsi in campo artistico.
È doveroso però considerare la nostra epoca, la quale ci spinge ad essere sempre più veloci, a non fermarci. Mai come ora è azzeccata la mitologia greca di Kronos che inghiotte i suoi figli. Siamo sottoposti al tempo che corre; in un vortice frenetico che inghiotte. L’arte invece, nel senso più classico del termine, è interiorizzazione e poi espressione, ha bisogno di spazio, tempo ed elaborazione. Quindi, il “prodotto” che ad oggi si può osservare in concomitanza ad eventi artistici o culturali, tende spesso “all’effetto speciale” e nasconde il rischio di trasformarsi in un fuoco fatuo. Con ciò non voglio demonizzare la contemporaneità, la qualità esiste ancora, solo ha cambiato aspetto, in effetti l’arte è lo specchio del tempo in cui “vive”; e sicuramente il valore di ciò che si crea verrà rivelato negli anni. Noi passiamo, ma ciò che realizziamo, quando ha valore, rimane.

A cosa stai lavorando ora e quali sono i tuoi progetti futuri?
Ora sto lavorando a dei nuovi progetti di incisione calcografica di grandi dimensioni. So che questa tecnica dovrebbe rispettare alcuni canoni classici come, ad esempio, le dimensioni ridotte, ma l’incisione come mezzo espressivo, per me, non ha confini: ho bisogno di espandere il più possibile lo spazio creativo a mia disposizione.
I miei progetti e lavori riguardano principalmente la sperimentazione linguistica del segno in ogni sua forma.
Per quanto riguarda, invece, i progetti espositivi prossimi del 2017 sarò presente su invito ad alcune collettive italiane ed estere di incisione: International Print Biennial Varna in Bulgaria, 3rd GLOBAL PRINT 2017 in Portogallo, Tribuna Graphic exhibition in Romania e, infine, una mostra collettiva organizzata dall’Associazione “Incisori contemporanei” Italia-Argentina presso la Galleria del ‘900 di Palazzo Sarcinelli a Conegliano.

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