Stefano Orzes. Intervista

Per cominciare, ci racconti come e quando è iniziato il tuo percorso artistico?
Il mio percorso artistico – pittorico – è iniziato parallelamente a quello musicale. Ciò  che mi ha spinto e mi spinge tuttora nella ricerca è un’urgenza interiore di comprensione e condivisione dei principi universali – simbolici ed etici – intrecciati con il mio universo interiore.

In che modo e da che cosa trovi ispirazione per realizzare le tue opere?
Dalla meditazione e dall’osservazione, possibilmente senza filtri psicologici.

Quali sono i generi e i modi espressivi che prediligi?
Utilizzo figure geometriche, prevalentemente cerchi, triangoli e quadrati. Prediligo l’acrilico e la bidimensionalità.

Qual è il messaggio che vuoi trasmettere al pubblico tramite le tue opere?
Voglio mettere in evidenza il legame nascosto fra le cose e l’interdipendenza che esiste fra il microcosmo ed il macrocosmo, quindi essenzialmente panteistica.

Come ti poni nei confronti dell’arte del passato e ci sono artisti che hanno ispirato la tua produzione artistica?
Kandinsky e le sue opere mi hanno ispirato sopra ogni altra cosa.

Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea del nostro Paese e in che modo ritieni che un artista possa emergere?
Credo che il sistema dell’arte sia, ahimè, quasi esclusivamente legato al business, quindi per emergere è necessario investire o conoscere, più qui in Italia che all’Estero.

A cosa stai lavorando ora e quali sono i tuoi progetti futuri?
Sto lavorando su me stesso, attraverso la meditazione/gnosi/yoga e sto studiando le relazioni fra le varie religioni da un punto di vista simbolico. Per me l’arte dovrebbe essere un’espressione degli stati più elevati, ovvero quelli spirituali dell’uomo.
I miei progetti futuri si intrecciano, quindi, con il mio percorso meditativo: Nosce te ipsum.

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